POSITIVISMO
Il
positivismo è quella corrente filosofica che dice, più o meno: “Se non lo posso misurare, pesare, contare o infilare in una tabella Excel dell’Ottocento, allora non esiste”. Una cosa kawaii, se sei un termometro. Meno se sei un essere umano con emozioni.
Nasce nell’800, quando la scienza inizia a funzionare sul serio e tutti pensano: “Wow, abbiamo capito tutto. Fine della storia.” (Spoiler: no.)
Il suo profeta principale è
Auguste Comte, che sosteneva che l’umanità fosse finalmente cresciuta e avesse smesso di credere a favole, metafisica e “perché sì”.
(2025: se non sei Pesci, ascendente fritto misto non vai bene)
Secondo i positivisti:
- Conta solo ciò che è osservabile e verificabile
- La scienza è la nuova religione (senza candele carine, ma tanti brutti grafici)
- Il progresso è inevitabile, continuo e bellissimo (certo, vallo a dire a Trump ahahah)
In pratica, il positivismo è quell’amico insopportabile che, mentre dici “sono triste”, risponde: “Interessante. Hai dei dati a supporto?”
Hanno fatto anche cose buone (dice qualcuno): il metodo scientifico, la fiducia nella conoscenza, lo sviluppo tecnologico, i treni in orario... ah no, questo qualcun altro...
Ma avevano anche una convinzione teneramente ingenua: che la scienza avrebbe risolto tutti i problemi umani. Guerre, ingiustizie, stupidità? Un paio di formule e via. Certo.
Effettivamente sì, tecnicamente è corretto. Però dire che l’odio è “dopamina, noradrenalina, serotonina, cortisolo, testosterone e ossitocina” è un po’ come spiegare un incendio elencando gli atomi dell’ossigeno.
Perché poi, nel momento esatto in cui lo provi, non stai lì a pensare ai neurotrasmettitori: stai pensando a quanto l’altra persona ti faccia schifo, e questo ti basta.
@MAHDI