Avatar Ciaoscrivocose 👋🏻✍🏻
"Non dobbiamo necessariamente essere dei genii per poter essere e per poterci riconoscere come esseri unici al mondo."
Così scrive Thomas Bernhard in una delle pagine de "Il soccombente."
Avete mai letto una frase che, senza alcun permesso, ha colpito il vostro corpo per poi insediare il vostro cuore?
Questo è quello che la frase poc'anzi riportata ha fatto con me.

Non mi sono mai sentita abbastanza o all'altezza: temevo di non essere vista, di restare un'ombra silenziosa, di essere un segno inciso per sbaglio nelle pagine di un romanzo.
Di conseguenza, con un peso nell'anima, ho sempre ricercato la perfezione.
Perché (per errore) ho creduto che per essere apprezzata, avrei dovuto impersonare la figlia perfetta, la sorella perfetta, l'allieva perfetta.
Insomma, sarei dovuta essere un "genio".
Ma io, a quel termine, non mi sono mai nemmeno avvicinata di un passo. Dunque, mi sono trovata in contrasto con ciò che ero e con ciò che volevo essere, perennemente insoddisfatta di me stessa.
Da una parte la credenza di dover seppellire il mio "io",
dall'altra, la speranza di meritare uno sguardo di stima, anche nella mia imperfezione.
E poi, così, all'improvviso, arriva Bernhard, che con estrema facilità è come se mi avesse detto:"Perché devi impiegare le tue energie nell'uccidere i tuoi difetti, le tue diversità? Ricerca, invece, in ogni piccola e grande parte del tuo corpo, ciò che ti contraddistingue dagli altri. E non perché ciò che hai tu sia migliore. Ma perché ciò che hai tu, non lo avrà nessun'altro e viceversa. Tu sei unica al mondo, perché nessun'altro potrà essere te."

Non mentirò, Bernhard non ha avuto il potere di cancellare con una gomma ogni mio dubbio. Ma sicuramente è riuscito a mettere del disinfettante nella mia ferita facendola bruciare. E piano piano, ha dato inizio alla sua cicatrizzazione.
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2 days ago

@Pseudo_disegnatrice

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