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Vecchio che soffre / Sulla soglia dell' eternità Quest' opera è stata dipinta in un periodo difficile di Van Gogh, era infatti ricoverato per una ricaduta della sua salute. Ci si aspetterebbe quindi un opera d'impulso, invece no, è un opera ragionata e lucida, ripresa da un suo vecchio disegno. È rappresentato un anziano, in un ambiente scarno, con un camino e una sedia sulla quale è seduto. Il vecchio è in chiaro stato di sofferenza, con la schiena inarcata e le mani strette sul volto che si strapperebbero la pelle se potessero, insomma, probabilmente il riflesso di ciò che provava Vincent in quel momento.

Non è la prima volta che Van Gogh imprime la sua sofferenza su tela ma stavolta è diverso: i colori non hanno la caratteristica vitalità dei suoi dipinti, il fuoco dietro il vecchio è spento e a riempire la stanza è solo l' ingombrante disperazione emanata dal vecchio che finisce per scavalcare anche il vecchio stesso.

Quando ho detto "lucido", l' ho detto perché il vecchio (e in un certo senso il pittore stesso) si trova appunto sulla "soglia" di quella che è la sua vita e, con la consapevolezza di un ormai imminente fine di quest' ultima, viene preso dallo sconforto rivedendo dinnanzi a se forse la sua vita, i suoi rimpianti, il suo dolore ecc... 2 mesi dopo quest' opera Van Gogh, colto dalla disperazione, si toglie la vita.

Trovo anche significativo come nonostante la disperazione, unica protagonista dell' opera, il vecchio è lì, è lì a ragionarci, forse un piccolissimo e sottilissimo lato speranzoso in tutto questo dolore.
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14 Nov 2025 20:21
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Vi dirò, per certi versi mi piace, per altri mi fa un pochino schifo, anche perché ho voluto provare un po' di cose tipo quei capelli che dovrebbero essere ricci ma bho sono venuti semplicemente brutti. Però dai considerando gli obbrobri fatti in precedenza (che vi risparmio), lo considero già un bel passo avanti.
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11 Nov 2025 20:47
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Vecchio chitarrista cieco di PicassoQuest' opera trovo abbia una potenza e un realismo che va oltre quello semplicemente visivo. Il protagonista è un vecchio, non è solo un uomo malconcio. Il suo corpo rannicchiato racconta sofferenza, solitudine e abbandono. I suoi occhi chiusi, è cieco, anche la vista lo ha abbandonato, il mondo lo ha abbandonato, eppure ciò che resta di lui, ciò che non lo ha tradito, è la musica. Quella chitarra è il suo rifugio, l' unica cosa che lo tiene ancorato alla vita, anzi è quella la sua vita. La stringe a sé con una forza e allo stesso tempo una tenerezza incredibile, vuole custodire ogni nota perché ognuna rappresenta l’ultimo frammento di ciò che gli è rimasto. Nonostante la durezza della vita, i soprusi e le privazioni che gli ha riservato c’è in lui qualcosa: un uomo che ha perso tutto, tranne ciò che ama, l' unica cosa che continua a dare senso alla sua vita.
31 Oct 2025 16:57
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album

Maddalena

Mannarino
Ascoltato durante la pubblicazione
Volevo farlo domani e ora rilassarmi ma a quanto pare niente mi è partita sta canzone e me lo ha ricordato quindi mi tocca...

In pratica volevo parlare un po' della mia visione sulla religione. Allora io come molti sono stato cresciuto in una famiglia anche piuttosto religiosa, fatto battesimo, comunione, andavo (mi costringevano) a messa ecc. Tuttavia fin da bambino sono sempre stato molto curioso e il fatto che qualsiasi cosa chiedessi ai miei, ai catechisti o ai prof di religione ricevesse sempre una (non)risposta del tipo "mistero della fede", "solo dio può dirlo" e cose così, mi davano non poco fastidio, io volevo capire la roba, ne avevo bisogno ahah. E quindi niente per molto sono rimasto in questa situazione di stallo in cui credevo ma più per tradizione/convenzione che per altro. Fino a circa terza media/prima superiore, lì ho iniziato a informarmi da solo più seriamente, poi vabbè ho scoperto chatgpt che mi ha aperto ad altri spunti, a scuola in cui a volte magari abbiamo parlato di Epicuro ecc. Inutile dire che andando avanti ho perso gran parte di quella fede, oggi sono praticamente quasi non più credente, dico quasi perché comunque quella cosa che mi porto fin da piccolo rimane e anche perché non so se la mia visione si può definire propriamente atea. Sostanzialmente sono arrivato al conclusione (per ora) che anche ponendo che esistesse qualcosa, questo qualcosa non è di certo come lo immaginiamo né credo si importi di noi o di quello che accade e forse non è neanche capace di farlo, forse non è nemmeno qualcosa di "vivo". Nel senso che ormai sappiamo benissimo che Dio non ha creato né il nostro pianeta né chi lo abita, non ha creato lui le galassie e nemmeno l'universo, al massimo possiamo concepire che qualcosa abbia "voluto" l' inizio della realtà invece del nulla, però anche in questo caso per quale motivo Dio dovrebbe essere simile ad un uomo e occuparsi solo della terra su chissà quanti pianeti con vita che ci sono nell' universo e con probabilmente altre forme di vita intelligente che non hanno nemmeno i concetti predicati dalla nostra religione. Alla fine credo che in alcuni casi la religione può essere intesa più come una filosofia, qualcosa con la quale se ti trovi d'accordo puoi mantenerla come una linea guida, ma sempre riguardo i valori predicati, non per spiegare l'esistenza.
Probabilmente di sto discorso non frega nulla a nessuno però visto il sonno mi scuso già se sono stato poco chiaro in alcune parti o alcune cose non le ho approfondite.
25 Oct 2025 22:31
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25 October 2025, 9:26
La lettera d'amore di FragonardQuesto dipinto mi ha sempre colpito soprattutto per la sua dolcezza, al di la dello stile pittorico e della
resa tecnica.
La luce che entra dalla finestra avvolge la scena come un abbraccio, creando un momento intimo e quasi sognante, come un istante racchiuso in una sorta di "bolla" di calore e delicatezza.
Il soggetto è una ragazza seduta alla scrivania, con una lettera davanti a sé. Non sappiamo se l’ha già letta o deve ancora farlo, ma comunque sia il suo volto appare ravvivato, illuminato da una scintilla d'emozione . È un momento così naturale che sinceramente trovo anche difficile descriverlo a parole: l’unica cosa che riesci a fare è guardare la sua espressione e ritrovarti a sorridere anche tu.
Il bello è anche come l' artista riesca a rendere visibile quell’attimo di gioia così privata. Il tutto senza servirsi di, non so, gesti teatrali o pose maestose: basta la luce, la postura e lo sguardo.

Questo quadro, come molti altri del rococò, non vuole stupire con grandi eventi o scene storiche, ma catturare la magia dei momenti più piccoli e sinceri della vita quotidiana e questo in particolare trovo ci riesca alla perfezione, tutto è come se ti invitasse a sentire quell' emozione assieme alla ragazza.
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25 Oct 2025 11:40
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Campo di grano con volo di corvi di Van Gogh.Questo è sicuramente uno dei più celebri di Van Gogh e, seppur non sia il mio preferito, lo trovo estremamente carico di significato. Spesso si parla soprattutto della sua agitazione, dell’angoscia che traspare in ogni pennellata turbinosa che compone quella che, a prima vista, sembra solo una semplice distesa di grano pronta a ricevere la tempesta dal cielo sopra di essa.
Io invece ho sempre pensato che il protagonista non sia tanto il movimento o il turbamento, quanto la tranquillità. Certo, i colori minacciosi del cielo sembrano dire il contrario, ma tutto appare, in un certo senso, fermo. Mi ricorda un cattivo presagio, sì, ma allo stesso tempo un’accettazione di quel presagio. È come se Vincent, in questo dipinto, si fosse guardato dentro, vedendo il proprio animo turbato nel campo di grano; la tempesta può rappresentare quei momenti bui che spesso e volentieri sperimentava, mentre le strade che partono e non portano da nessuna parte evocano le occasioni perse e i percorsi che non è riuscito a intraprendere.
Gli storici concordano che l' opera appartiene agli ultimi giorni di Van Gogh, poche settimane prima della sua morte. In questo senso, il quadro assume anche un valore aggiunto: un testamento pittorico in cui tutto, luce e oscurità, speranza e inquietudine convivono. Sta di fatto che qualunque cosa Van Gogh sentisse mentre lo stendeva sulla tela, pochi giorni dopo sarebbe tornato nei campi di grano, affrontando quell' ultima grande tempesta che avevo in qualche modo già predetto.
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20 Oct 2025 19:11
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17 October 2025, 15:21
The Blind girl di Millais Il preraffaelismo, una corrente non conosciutissima ma che personalmente adoro alla follia. Quest'opera credo ne sia un emblema :
Come in molte opere preraffaelite, l’atmosfera è sognante: un cielo azzurro, un prato, e nel cielo un arcobaleno dopo probabilmente una pioggia. Una scena che sembra ordinaria, classica, ma abbassando lo sguardo vediamo le due ragazze, qui si percepisce qualcosa di diverso. L' atmosfera ambientale calma, sembra scompigliata da un venticello, da delle "strane vibrazioni", come se la natura stessa partecipasse alla scena, nelle due ragazze si percepisce un momento di profonda umanità e fiducia reciproca. È un attimo semplice, eppure pieno di significato: la ragazza bionda resta semplicemente accanto alla ragazza cieca dai capelli rossi (chiaramente indicata dal cartellino che porta al collo), senza giudizio, con una naturalezza che smuove.
Smuove perché in questa calma apparentemente immobile, ma attraversata da un movimento invisibile, sembra racchiuso qualcosa che spesso trascuriamo: il semplice volersi bene, il sentire l’altro. Qui gli occhi chiusi: Nella ragazza cieca lo sono per forza di cose, ma ora diventano simbolo di un modo diverso di vedere, un vedere interiore. L' artista gioca proprio su questo paradosso: chi non può guardare con gli occhi, percepisce con più forza la bellezza del mondo, la ragazza sembra la più connessa con quello che c'è intorno, l’arcobaleno, la luce che filtra tra i fili d’erba, tutto è una sorta di invito a sentire, non solo a guardare.
Questo perché di fatto forse gli occhi non servono più, è un momento che non ha più bisogno di occhi, va vissuto.
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17 Oct 2025 19:00
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Disegnino di halloween, poteva venire meglio ma apprezzate almeno che abbia provato a disegnare una mano 😓 (quel mignolo continua a non convincermi)
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12 Oct 2025 11:32
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10 October 2025, 16:40
"L' incubo" di FüssliLa scena è ambientata in una stanza da letto in penombra ricca di oggetti: troviamo un libro, una fiala ed uno specchio poggiati su un tavolo. Protagonista dell' opera è una giovane ragazza addormentata, questa riversa sul suo letto, in una posa scomposta e innaturale, il volto appare sofferente, le braccia e la testa sono abbandonate alla forza di gravità, la ragazza ha una pelle molto chiara che erroneamente potrebbe anche suggerire che magari sia morta e non semplicemente addormentata. Riversa in posizione supina, posizione che si pensava stimolasse gli incubi. Dietro di lei ci sono delle sorte di tende/tessuti che aprendosi rivelano l' inquietante figura di una cavalla spettrale con occhi vuoti. Oltre all' interpretazione erotica che si è poi data a quest' opera quello di cui volevo parlare era il tema più "hallowinesco" ovvero quello dei sogni, o meglio dell' incubo che trovo possano essere spesso alcune delle esperienze più belle e terrificanti che si possano provare, quando sogni basta un pensiero negativo per fare precipitare tutto il mondo onirico che la mente ha creato, mente che conosce esattamente le tue paure.

Il tema di quest' opera si rifà molto alle esperienze di sogni ad occhi aperti verosimilmente conosciute in prima persona sia da Füssli che da i suoi contemporanei. La maggiorparte di queste riflettevano il folklore e le fiabe dell'epoca che raccontavano di demoni e streghe che si accanivano su chi osasse dormire da solo. In queste storie gli uomini ricevevano la visita di vecchie cavalle e megere, mentre le donne pare avessero, nell' incubo, rapporti sessuali col diavolo. Prima ho nominato più volte delle "cavalle", la loro presenza è infatti giustificata dall'etimologia della parola inglese "nightmare", formata dall'unione di night (notte) e mare (cavallina); ma vi è un'altra teoria, secondo cui "mare" non si riferisce al cavallo ma proviene da "mara", un termine proveniente dalla mitologia scandinava che si riferiva ad uno spirito mandato a tormentare i dormienti. Significati come questi della parola "nightmare" sono associati anche alle sensazioni tipiche di queste esperienze, sensazioni come: senso di pesantezza sul torace, paralisi nel sonno, dispnea e in generale un'intensa paura diffusa. Queste emozioni sono presenti nell' opera e si identificano nel mostriciattolo accovacciato sulla ragazza, questo infatti personifica l' incubo vero è proprio. La creatura sembra essere ispirata ai goblin tipici delle tradizioni nordiche, o ai gargoyle delle cattedrali gotiche. Questo col suo peso fisico che imprime sul torace della ragazza contribuisce a quel senso di pesantezza e mancanza d'aria di cui ho parlato prima.
10 Oct 2025 19:00